domenica 21 febbraio 2010

Intervista su Nuok, la guida della creatività italiana a New York

Gabriele Picco, artista visivo e scrittore. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private tra le quali MoMa, New York e Collezione Montblanc, Amburgo.

:: Benvenuto su Nuok, Gabriele! Nella tua bio leggiamo che sei “artista visivo e scrittore”, e noi stessi ti abbiamo presentato così, ma se diamo un’occhiata da vicino ai tuoi progetti scopriamo che dietro quella definizione c’è molto di più: hai pubblicato romanzi, realizzato video-installazioni, sculture, dipinti e disegni. C’è una relazione tra il fatto che sei un artista poliedrico e la tua esperienza in una città così varia e multietnica come New York?

Ciao, sono contento di conoscervi! Rispondendo alla tua domanda…Forse sì, nel senso che a un certo punto della mia vita ho sentito l’esigenza di andare in un posto come new York dove davvero puoi sperimentare senza sentirti un pazzo. L’esperienza del vivere in questa città è una linfa continua, piena di spunti visivi, sonori, tattili, olfattivi…

:: Il tuo nuovo romanzo Cosa ti cade dagli occhi (Mondadori), in uscita in questi giorni, è ambientato a New York. Nel presentarlo racconti che hai vissuto nella Grande Mela per due anni frequentando una scuola di cinema, ma che alla fine hai scritto una storia invece di un film. Ci puoi dire qualcosa di più sul processo creativo che ha caratterizzato questo progetto? In fondo qualcosa di visivo è rimasto: ci sono anche dei disegni fra le pagine del libro, e sono parte integrante della storia narrata.

A New York ho relizzato alcuni cortometraggi, l’ultimo aveva per protagonista un uomo proveniente dall’Oceano che va a spasso per la città con il suo migliore amico, un pesce…. Ma a parte il pesce che compare nel romanzo sotto forma di scultura e i pesci sulla copertina, non ci sono legami con il mio romanzo. In quel periodo vivevo in una delle lincoln towers in un appartamento al 23esimo piano. ( grazie a una borsa di studio alla columbia) e ricordo che da lì nacque l’idea di due dei personaggi del romanzo, soprattutto quello di Josh che colleziona polvere. Chi ha letto il libro mi ha detto che è molto visivo, e in effetti mi piace creare immagini sia con la matita, che con le parole sfruttandone le potenzialità evocative. Da tempo pensavo di riuscire a inserire dei disegni in un romanzo, ma ho sempre voluto evitare l’illustrazione, che non mi interessa molto. Grazie al personaggio di kazuko e al suo taccuino, ho potuto inserire disegni che appunto diventano parte integrante della storia senza essere illustrazione. Ed è attraverso i disegni che Ennio si innamora della ragazza.



:: New York è una città che ti ha dato molte soddisfazioni: hai vinto il prestigioso New York Prize della Columbia University, hai fatto diverse mostre e alcuni tuoi disegni sono stati esposti al MoMA. New York, e l’America in generale, è ancora una terra di opportunità?

Senza dubbio. In America guardano cosa sai fare. Ma a parte le opportunità lavorative io penso anche alle esperienze personali. Io a NY mi sento più vivo, più mescolato con il mondo e cambia anche la percezione che ho del mio corpo. E in ogni momento sai che può succederti qualsiasi cosa…

:: Cosa importeresti dall’America, e cosa invidiano a noi gli Americani.

Degli americani ti dico banalmente la pragmaticità, la meritocrazia. Ho avuto una fidanzata americana … lei ci invidiava la Sardegna e la Fiat 500!

:: Una cosa hai visto o fatto a New York e che non poteva succedere in nessun’altra città del mondo.

Ce ne sono centinaia di cose che posso succedere solo a NY! Potrei raccontarti di quando a Tyron Park d’inverno mi sono imbattutto in una cantante lirica che cantava in mezzo alla neve nascosta tra gli alberi, e alzando lo sguardo ho visto i cloisters, sembrava di essere in un sogno… oppure quando ho acquistato un tavolo alla salvation Army e non avendo soldi per il van io e un mio amico giapponese abbiamo camminato per quaranta minuti tra le strade di Astoria con questo tavolo, e tutta le gente che ogni tre passi ci fermava facendoci mille domande, addirittura consigliandoci per esempio di come avremmo potuto ridipingere il tavolo. Arriviamo finalmente a casa mia, ma il tavolo non passa nel portone. Mi scappa l’occhio all’insegna di una Citibanc, dove c’è un operiao che la sta sistemando arrampicato su una scala…. dopo nemmeno cinque minuti l’operaio, gentilissimo, ci aiuta a catapultare il tavolo sul terrazzo del mio appartamento, aiutati dalla sua scala.


Dal sito dedicato al nuovo romanzo di Gabriele Picco

:: Tornerai a New York?

Ci sono appena stato 3 mesi, io a new York mi sento sempre a casa e ormai ho anche tanti amici…. Tornerò al più presto!

:: Il tuo posto segreto a New York.

La piscina vuota di Astoria Park. Quando vado lì, specialmente se è inverno, rimango a fissarla a lungo. Dierto c’è l’east river, a destra il gigantesco ponte di ferro, e lì, al centro, solo il vuoto.

Leonardo Staglianò

3 commenti:

  1. questo è il link!

    http://www.nuok.it/2010/02/stelle-e-strisce-gabriele-picco/

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  2. Felice di questa scoperta...ho appena iniziato il libro.Farò sapere...

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  3. Ciao Allegra, buona lettura! Ti aspetto per sapere cosa ne pensi! :)

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