venerdì 10 giugno 2011

L'ALBERO GENEALOGICO DELL'ACQUA





Milioni di anni fa l’oceano conobbe l’oceana, si sposarono e nacque un oceano più piccolo, detto mare. Il mare a sua volta si innamorò della mara, e da quella relazione nacquero tanti piccoli mari, detti laghi. I vulcanici, gli alpini, i prealpini e i costieri. I laghi erano giovani e gaudenti e presto si innamorarono di alcune laghe. Questa volta non si sposarono, perché andava ormai di moda la convivenza, ad ogni modo nacquero comunque dei piccoli laghi che comunemente chiamiamo stagni. Gli stagni erano molto furbi e non volevano innamorarsi di nessuno perché intendevano godersi la vita, ma a forza di andare a feste e celebrazioni, alcuni stagni misero incinte alcune stagnette. Nacquero dunque dei piccoli stagnettini. Gli stagni non vollero riconoscerne la paternità, e si dovette ricorrere alla prova del dna. In effetti corrispondeva. Non v’erano dubbi. Gli stagni erano i papà naturali e dovettero dunque passare gli alimenti alle stagne per allevare gli stagnettini che comunemente chiamiamo pozzanghere.
Le povere pozzanghere soffrirono per l’assenza dei loro padri, e crebbero con così tanti complessi che non avevano il coraggio di mettere l’acqua fuori di casa. Chiuse in se stesse le pozzanghere non facevano altro che passare le giornate su facebook, facendo shopping su ebay e ingurgitando pillole della felicità. Sembravano ormai delle eterne pozzanghere che non sarebbero mai cresciute, e nemmeno la psicoanalisi le avrebbe potute salvare. Raggiunti i sessant’anni le pozzanghere cominciarono ad avvertire il bisogno di maternità ma ormai era troppo tardi anche per l’inseminazione artificiale o fecondazione assistita (a seconda se la pozzanghera è esposta a nord o a sud). Alcune avrebbero atteso che la moderna medicina delle pozzanghere consentisse in futuro di fare figli anche a ottanta anni, le altre scoppiarono in un profluvio di pianti. Questa del pianto fu l’unica possibilità per le pozzanghere di tramandare la propria acqua ai posteri. Infine la forma ultima, più contemporanea e dunque più piccola dell’acqua, diciamo l’ultimo ramo del suo albero genealogico, è anche una forma di protesta e di indignazione che ben si confà alla nostra epoca: lo sputo.

2 commenti:

  1. Estimado Gabriele:
    Soy Carmen Sara Floriano, autora del texto del álbum ilustrado Como Agua. Al empezar a leer Lo que te cae de los ojos, descubro la sorprendente similitud en nuestra manera de hablar de las lágrimas. Es por eso, que me apetecía compartirlo contigo. Te envío el link para que puedas verlo.

    "Me gusta pensar que las lágrimas que bebo vienen a enseñarme lo que llevan dentro..."

    Con cariño,
    Carmen Sara

    http://www.sleepyslaps.com/catalog/como-agua

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  2. Hola Gabriele:
    Cuando me compro un libro, es porque hay una conexion entre ese y yo. El domingo pasado sucedio eso con " Lo que te cae de los ojos", (Mi novio me lo regalo) y estoy entrando en esa historia en la que me siento muy identificada y no puedo dejar de leer una vez que comienzo. Estoy muy entusiasmada con este libro porque hacia mucho que no encontraba esa conexion con uno.
    Leer para mi es un escape, por eso mi sueño es escribir un libro y q pueda ser leido.
    Lo invito a visitar mi blog.

    http://www.queplatolavida.blogspot.com/

    Un saludo , Con cariño.

    Agustina

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